Alcuni anni fa un Lama tibetano, di cui seguivo le lezioni, mi chiese di raccontargli come la chiesa rifiutò l’idea della reincarnazione. Su richiesta e con un po’ di riluttanza, affronto nuovamente la storia.

Nei primi secoli dopo Cristo molti padri cristiani e altri pensatori greci, ebrei e romani credevano nella reincarnazione e la predicavano. Pitagora, Platone, Filone di Alessandria, Cicerone, Virgilio, Ovidio, Plutarco… parlavano della trasmigrazione dell’anima da un corpo ad un altro.  Già l’Orfismo (VI sec aC) divideva l’essere umano in corpo materiale e un’anima di origine divina che, avendo peccato nei cieli, era caduta sulla terra per espiare e qui sarebbe rimasta, di corpo in corpo, fino alla sua purificazione per dunque ritornare nei cieli. secondo alcuni l’imbalsamazione negli antichi egizi aveva il compito di interrompere il ciclo delle rinascite e si sa che in tutte le culture sciamaniche, incluse quelle europee di druidi, germani, galli… un concetto di trasmigrazione e continuazione del viaggio è presente.

Togliamoci quindi innanzitutto l’idea che la reincarnazione sia uno strano concetto orientale perché è nella cultura occidentale dagli albori, pur con le dovute sostanziali differenze e diverse cosmologie. Ovvero non c’è concordanza né su che cosa sia che trasmigri né sul dove, ma si è d’accordo che il viaggio continui.

La prima volta che mi resi conto che la chiesa cattolica non insegna la reincarnazione fu durante il primo catechismo. Quando un bambino accanto a me chiese al prete “Cosa succede dopo che siamo morti?” e la sua risposta fu: “Andiamo in paradiso”. Dentro di me sentii diversamente. Naturalmente me ne stetti zitto, per molti anni.

Molte delle “verità” che consideriamo vere lo sono solo perché la maggioranza delle persone le credono tali. Altre lo sono perché si è ritenuto utile che lo fossero, senza che questo implichi che siano false di conseguenza. Altre ancora lo sono a seconda del punto di vista: la meccanica newtoniana é vera? Si. È utile? Si. È completa? No. Se devo costruire una casa è sufficiente, se devo studiare le stelle no.

Nel 553, con l’imperatore Giustiniano I il quinto concilio generale della chiesa cattolica detta i suoi anatemi che forse (vedremo perché forse) formalizzano il rifiuto della preesistenza delle anime, da cui è nata la negazione della reincarnazione.

Ora, quando il maestro muore, spesso i discepoli si separano e molti si propongono come portatori del vero insegnamento. Questo è successo molte volte, a molti maestri, piccoli o grandi che fossero.

Quando Gesù uscì dalla vita terrena, si moltiplicarono le scuole e le correnti di pensiero di seguaci. Ognuno prendeva una parte del messaggio di Cristo e a volte aggiungeva la sua comprensione o adattava il messaggio al proprio contesto culturale. Di qui vennero i padri eremiti del deserto, “nacque” un cristianesimo ebraico, uno che di ebraico non aveva nulla, un Cristo divino che si era incarnato solamente in modo illusorio come alcune manifestazioni di Khrisna, un Cristo uomo  che divenne divino come il principe Siddhartha e molte, molte altre teorie e visioni più o meno sottili e contrastanti tra loro.

Con il crescere in numero e l’affrontare diverse culture, l’approccio fu quello di cercare di costruire una teologia strutturata, organica e giusta, da insegnare e far seguire per la salvezza del popolo. Il tutto fondato su una logica Aristoteliana binaria: una cosa o è giusta o è sbagliata, o sei con me o contro di me.

Purtroppo, allora come oggi, per ragioni di fede si prendono le armi e si compiono ogni sorta di nefandezze. Anche la discussione teologica cristiana non è rimasta confinata nel dialogo ma è spesso sfociata nell’eliminazione fisica di chi sentiva diversamente.

Si sa che San Paolo fu l’evalengizzatore che ebbe maggior successo. Allontanatosi (un po’ scacciato) dal mondo ebraico si rivolse alla conversione del mondo greco pagano sul quale la buona novella faceva presa nel modo in cui lui la presentava. Tant’è che dopo varie persecuzioni subite dai cristiani, l’imperatore Costantino assunse quella cristiana come la fede dell’impero. Il che scatenò le rappresaglie dei cristiani contro i precedenti aguzzini pagani, nonché le ribellioni dei pagani soppresse nel sangue ora dai cristiani e dalle truppe imperiali.

Al di là della sua possibile sincera conversione, l’imperatore Costantino aveva bisogno di una chiesa unita per unire un impero vacillante ed era pur sempre il comandante supremo.

Il primo concilio fu voluto e presieduto da Costantino stesso per portare questa unità. Era il 325 a Nicea e si decise innanzitutto che Cristo è divino e unico figlio di Dio, generato e non creato. Nacque dunque il Credo, più o meno come lo si conosce oggi. Nessuno poteva più pensare di diventare come Cristo, né il verbo come noi (Anastasio).

Nel tempo antico re e imperatori erano Dei, di lì in poi saranno al più re per volontà divina ma non più Dei. Se esiste solo un Dio, nessuno può più innalzarsi a Dio e contrastare la volontà divina ribellandosi all’imperatore. Qualsiasi altro credo e sentire diverso da quello ufficiale, in quanto dannosi all’unità della chiesa e quindi all’impero, non sarebbero stati tollerati o quasi. Ancora oggi, tra i valori fondamentali della chiesa cattolica vi è l’unità e l’obbedienza. Anche l’inquisizione è uno strumento per cercare di mantenere l’unità. Nonostante questo alcune comunità nel tempo si sono staccate creando eresie, scismi, papi e antipapi generando dolore.

Nel 200 dC Origene, che l’enciclopedia Britannica definisce gnostico neoplatonico, ragionava partendo dal pensiero che Dio è giusto originando un dibattito infuocato.

Perché un uomo nasce in una condizione di sofferenza e un altro di benessere? Poiché Dio è giusto, l’uomo deve aver rifiutato in qualche modo Dio ed essere caduto in una condizione tale per cui la sua incarnazione lo porta in uno stato di sofferenza a seconda della sua lontananza da Dio. Se così non fosse Dio sarebbe ingiusto e questo è blasfemo. L’uomo (l’anima dell’uomo) è dunque dotato di libero arbitrio.

D’altra parte, se l’anima è emanata da Dio come può essere divina e immortale e al tempo stesso cambiare e peccare?  Se l’anima facesse parte di Dio, perfetto ed immutabile, come potrebbe peccare? Ma poiché pecca ed evolve è dunque mutabile e non può essere divina.

Si concluse con lo spaccare l’anima in due: spirito divino da una parte e un’anima appartenente al mondo materiale dall’altra (Taziano, Gregorio Nisseno,…). Questo concetto escluse la preesistenza dell’anima e implicò che Dio crea l’anima dal nulla nel momento della creazione del corpo: dove starebbe altrimenti l’anima materiale finché non è incarnata? Non può certo stare presso Dio! L’ipotesi sottostante è naturalmente che si presupponeva che esistessero solo 2 “mondi”: Quello di Dio e la Terra, fulcro dell’universo materiale.

Poi, in quel tempo la preesistenza delle anime e la reincarnazione erano concetti uniti. Anche Sant’Agostino (400 dC) indica che chiunque affermi la preesistenza delle anime afferma la reincarnazione.

Sant’Agostino, gigante dell’eloquenza, propone allora il peccato originale: “il declino dall’unità” non è della tua anima, non è lei che è caduta, sono Adamo ed Eva ad essere caduti (è un “karma” della razza umana). Per spiegare invece la diversità di fortuna nella nascita Sant’Agostino propone la predestinazione: Dio decide “prima” chi salvare e chi no. I bambini nascono nella sfortuna poiché a loro, attraverso i padri, è trasmesso il peccato originale e non si salvano se Dio non ha deciso così a priori. Alla fine dei giorni Dio avrebbe separato i salvi dai dannati con la conseguenza logica di: Dio crea gli uomini e la loro anima e danna i più senza appello.

Il concilio di Orange del 529 omologò la teoria del peccato originale. La chiesa Ortodossa lo riconosce come peccato ancestrale con una accezione diversa. La teologia moderna cattolica esclude la predestinazione perché: Dio vuole salvare tutti, ma l’uomo può rifiutarsi di essere salvato (ecco che torna il libero arbitrio).

San Paolo pone delle fondamenta ma crea al castello teologico difficoltà non indifferenti: ad esempio in Ebrei 9:22 “[..] senza spargimento di sangue non esiste perdono” 2:9 “Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto”:
Gesù […] fatto […] inferiore agli angeli (!) e coronato per la sua sofferenza?  Ario domandava “Se il figlio viene dopo il Padre, vi fu un tempo in cui il figlio non era.” E il concilio di Nicea lo dichiarò eretico.
San Paolo continua in Ebrei 9:27 “per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,[…]”. Si legge qui la negazione della trasmigrazione, anche se per essa stessa ogni corpo muore una sola volta e l’anima è sottoposta a giudizio prima di andare oltre nel suo viaggio qualunque sia la visione cosmologica.
In realtà il passo a San Paolo serve piuttosto per concludere che Cristo non deve tornare una seconda volta per purificare nuovamente il mondo dal peccato. Il suo spargimento di sangue è stato sufficiente.

San Paolo scrive ancora in Rm 8,10 “Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” è la ressurrezione nella carne. Quindi se l’anima avesse molti corpi con quale resusciterà? Assurdo, che si scelga uno piuttosto dell’altro.
Ma Lo stesso San Paolo più avanti spiega: (Cor 1. 15.38) “e Dio gli dà un corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo. […] Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell’incorruttibilità; […] è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale. Se c’è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale. […] E come eravamo simili all’uomo terreno, così saremo simili all’uomo celeste. […] carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l’incorruttibilità.”
In perfetta sintonia con Luca (20, 36) “[…] Saranno infatti simili agli angeli e […] sono figli di Dio, essendo figli della resurrezione.” (figli è plurale!)

Appprofondiamo: il nocciolo vero della reincarnazione si/ reincarnazione no è legato a domande più profonde:
Perchè esiste il mondo? Perchè e come siamo finiti in questo mondo? Da dove viene il male?
Certa della bontà della creazione la chiesa può solo rispondere “Che Dio permetta il male fisico e morale è un mistero.
Allora e vero che la caduta dell’anima nel mondo dell’Orfismo va contro all’idea cristiana della bontà della creazione? Se accettiamo come mistero l’esistenza del male, perchè dunque il reincarnazione e bontà della creazione dovrebbero essere in contrapposizione? Ipotesi: se metaforicamente immaginassimo il mondo come una scuola, sapendo che alcuni studenti non provano gioia nell’andare a scuola e taluni devono ripetere l’anno, implica che la scuola sia male?

Due secoli dopo il consiglio di Nicea l’imperatore Giustiniano I emanava editti teologici che faceva ratificare dai vescovi e non si preoccupava di destituire un Papa e incarcerarne un altro.
Nel sinodo del 543 compare l’anatema contro la preesistenza delle anime e nel quinto concilio del 553, che fu un vero pasticcio, l’anatema è contro gli origeniani, i quali tra le altre cose sostenevano anche la preesistenza delle anime. L’odio di Giustiniano verso gli Origeniani era forse poco teologico ma più politico e più riferito ai neoplatonici, a cui nel 529 aveva confiscato i beni e vietato l’insegnamento come concorrenti della sua accademia.

Ad altri sta decidere se e quali parti del concilio abbiano valore formale per la chiesa. Ma in seguito al V concilio la cristianità iniziò a credere che la reincarnazione, identificata con la preesistenza delle anime, non fosse parte della fede cristiana. Addirittura si cercò di far credere che non fosse parte del sentire occidentale!

Infatti al di là della formalità, gli anatemi furono accettati nei fatti come conseguenza logica della posizione di Sant’Agostino che convinse l’allora Papa dell’utilità della sua dottrina per la quale dunque la chiesa poteva elargire la grazia ed essere l’unica salvezza tramite Cristo. Inoltre poichè gli uomini sono macchiati del peccato originale e dunque di natura fondamentalmente malvagia, dovevano essere governati. Ottimo sia per l’impero che per la chiesa. Sostenuta dalla fede, questa posizione ha permesso alla chiesa di essere la migliore e più duratura organizzazione umana di cui si ha notizia, con enorme effetti oltre a quelli già menzionati sulla crescita spirituale e nella carità del mondo.

L’immagine risultante dal dibattito dei primi secoli è quella di Dio e Cristo da una parte e il mondo dall’altra parte dell’abisso. Un solo ponte per attraversare il baratro: la chiesa.

 

La chiesa cattolica, nella sua infinita saggezza ha lasciato formalmente la questione della reincarnazione un po’ in una “sospensione” di giudizio. Tuttavia la frase “non c’è reincarnazione” è ancora oggi inserita nel catechismo e molti con forza respingono la teoria della reincarnazione ritenendo che sia in contrasto con la soteriologia cristiana: ovvero che solo attraverso Cristo Redentore ci si può salvare. Cosa impedisce di postulare che ti reincarnerai fino a quando non avrai compreso ed accettato nel tuo intimo il messaggio e la salvezza offerta da Cristo e la chiesa?

Come disse alla fine l’amico Lama, le due fazioni si sono affrontate ed hanno vinto i negazionisti della reincarnazione.

Come abbiamo visto, dalla storia e dal solo dal leggere: “il regno dei cieli è dentro di voi” (Lc 17,21) si deduce come il castello teologico non sia poi così solido, ma l’unità e l’obbedienza hanno la precedenza. Persone molto più preparate e dedite allo scopo di noi mostrano e affrontano continuamente le incongruità teologiche. Diversamente non potrebbe essere, molto non è stato rivelato: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso” Giov (16,12). Perché dunque voler dedurre ciò che non è stato rivelato e condannare chi ha un sentire diverso?

Nel nostro approccio la disputa cosmologica interessa poco. Anzi il dedicarsi a temi di metafisica, che la dialettica non può risolvere e quindi sul quale si dovrebbe tacere (Wittgenstein), sentiamo che alimenta solo il desiderio sterile di capire il paradiso anziche viverlo. Questo, al contrario della preghiera e della meditazione, induce un senso di vuoto infecondo e separazione. Anche seguendo nella chiesa cattolica crediamo che San Francesco d’Assisi, faro di luce infinito, ci ricordi di ritornare alla santità del cuore rincasando nella realtà del messaggio essenziale tralasciando la teologia speculativa.
In una logica mistica la concezione binaria Aristotelica perde di significato. Secondo la fisica moderna la linearità del tempo è illusoria. Quindi non possiamo che essere d’accordo con Wittgenstein.

Concludiamo: reincarnazione o no, la centralità della vita presente è un concetto evidente nella meditazione corretta che indica che il Presente e l’incarnazione nella realtà non devono essere offuscati.
Qualunque visione, opinione tu abbia o segua, rimani qui e ora.